domenica 17 febbraio 2008

AVVIAMENTO ALLA SCRITTURA 2


2. TRASCRIZIONE


ORGANIZZAZIONE DEL TESTO

COSTRUZIONE DEI PARAGRAFI SVILUPPANDO I PUNTI DELLA SCALETTA



Il paragrafo sviluppa un’idea, un punto della scaletta

Es: SCALETTA

1. Introduzione e definizione di bullismo
2. Come si manifesta il fenomeno (esempi dalla cronaca)
3. Ceto sociale del bullo (non necessariamente è una persona disagiata)
4. Cause del fenomeno…
5. Conseguenze sociali del fenomeno…
6. Proposte di soluzione…
7. Conclusione

L’elaborato sarà costituito di 7 paragrafi.

Paragrafo: porzione di testo che sviluppa un argomento specifico.
Unità informative: le singole frasi, che si collegano in periodi. Più unità informative su uno stesso argomento costituiscono un paragrafo.

Il paragrafo è spesso segnalato graficamente nella stampa: di solito l’inizio è indicato da un rientro (spazio vuoto di 5-7 caratteri).Un paragrafo può anche non essere segnalato; in ogni caso, ciò che lo distingue è l’essere un’unità concettuale, coerente, che trasmette informazioni su un unico argomento specifico.
Sta quindi al lettore riconoscerlo.


Come trasformare un punto della scaletta in un paragrafo?
L’idea del paragrafo va espansa attraverso esemplificazioni, spiegazioni, dimostrazioni, descrizioni ecc.

Es: espansione del punto 3 (con dimostrazione ed esemplificazione)
Spesso si è portati ad identificare il bullo con il ragazzo “difficile”, con alle spalle una situazione famigliare ed economica di profondo disagio. Tuttavia, i recenti episodi registrati dalla cronaca hanno per protagonisti ragazzi “bene”, di ceto sociale medio-alto. Ad esempio, l’aggressione… ”



Tipi di paragrafo

Esistono alcuni tipi di paragrafo, “specializzati” in diverse funzioni (introdurre, concludere, esemplificare, confrontare ecc.).


Paragrafo introduttivo


- Citazione: può trattarsi di un proverbio, di qualche verso di un poeta [...]. È importante che il contenuto della citazione sia ben collegato con l’argomento del testo.
- Domanda: utilizza la forma interrogativa per porre un problema i cui aspetti verranno trattati nel testo che segue.
- Analogia: instaura un confronto fra il tema dello scritto e un’altra situazione [...]. Poi lo scritto svilupperà comunque il proprio argomento, lasciando all’elemento di confronto scelto unicamente il
ruolo di attirare l’attenzione iniziale del lettore.
- Sintesi/inquadramento: presenta il problema o l’argomento trattato nel testo e ne dichiara l’importanza e l’attualità.
- Con aneddoto: utilizza un fatto, una storia, delle informazioni curiose o imprevedibili per attirare e coinvolgere il lettore.
- Con frasi brevi: stile giornalistico, frammentario, brevi affermazioni a effetto, poche parole alle volte senza un verbo, spesso seguite da una ripresa che dà spiegazioni.


Paragrafo ricapitolazione-conclusione

La frase topica indica che quanto segue va inteso come sommario di quanto precede; in breve il paragrafo riassume prove a favore o contro una determinata argomentazione e per questo si usa soprattutto per concluderla.
Conclusione: in questa sede ci si congeda traendo delle conclusioni personali/ ribadendo la vostra opinione/ribadendo la complessità del problema
Esempio:


Arrivati a questo punto, dobbiamo dire che la decisione non è facile. Chi ha a cuore la salvaguardia dell’ambiente naturale ha certo ragione a dire che la nuova autostrada farebbe scempio di un paesaggio da secoli considerato fra i più belli d’Italia. D’altra parte si è visto che le ragione economiche dell’iniziativa sono importanti: essa potrebbe ridare vitalità a una zona in crisi. Il dibattito sarà probabilmente ancora lungo.




I CONNETTIVI TESTUALI


I passaggi da un capoverso ad un altro e da un paragrafo ad un altro sono segnalati da parole o gruppi di parole (preposizioni, congiunzioni, pronomi, sinonimi, avverbi, agg. numerali, locuzioni ecc.), detti connettivi. Essi hanno anche la funzione di indicare i rapporti fra fatti e concetti all’interno dello stesso capoverso. Questi rapporti possono essere di causa ed effetto, di prima e dopo, di confronto…

ES:

La teoria della ricezione sposta l'attenzione dello studioso dal testo al lettore, più che l'emittente o l'opera pone dunque in primo piano il destinatario. Non si tratta tuttavia del destinatario singolo, che leggendo il testo coopera alla formazione del senso, ma di un destinatario, per così dire, ideale o socializzato. […]
Idea centrale della teoria è quella di «orizzonte di attesa». I lettori di una certa epoca prendono contatto con l'opera orientando la loro lettura secondo certe "attese", basate sulla conoscenza del sistema proprio della loro epoca. Un'opera particolarmente originale tenderà naturalmente a eludere le attese, ma potrà imporsi e divenire componente essenziale dell'«orizzonte di attesa» dei futuri lettori. Compito dello studioso di letteratura è dunque quello di ricostruire in maniera oggettiva l'«orizzonte di attesa» di una certa epoca.



Alcune funzioni dei connettivi:

Per segnalare l’ ordine spaziale:
sopra, sotto, da un lato, in alto, in basso, davanti, dietro, all’interno, all’esterno

Per enumerare concetti:
in primo… in secondo luogo, innanzitutto, poi, infine, intanto… ancora… inoltre… infine

Per esemplificare:
per esempio, in particolare, così, un’illustra-zione di ciò che si è affermato finora proviene da…

Per spiegare:
infatti, cioè, vale a dire, ovvero, in altre parole

Per limitare quanto affermato:
per quanto, eccetto che, a meno che

Per avversare più o meno marcatamente quanto appena enunciato: ma, anzi, al contrario, tuttavia, eppure, invece (posposta alla parola), invero, in verità, veramente, a dire il vero

Per concludere un ragionamento o indicare una conseguenza: quindi, di conseguenza, pertanto, sicché, dunque, perciò, insomma, infine, per concludere…

Per congiungere frasi e parole: anche, inoltre, nondimeno, per di più….

Per affermare o ribadire un concetto: certamente, senza dubbio, sicuramente, infatti

Per disgiungere due termini o frasi: o, ovvero, oppure

Per esprimere la causa di quanto affermato: perché, poiché, dal momento che, giacché, siccome, per il fatto che, dato che, visto che, in quanto

Per esprimere rapporti temporali: quando, nel frattempo, intanto, poco dopo, allorché, allorquando, ogniqualvolta, appena che, dopo che, in seguito, nel momento che, nell’istante in cui, mentre, quand’ecco, dopo che, finché….

Per esprimere le condizioni: se, se però, tranne che, a meno che, qualora, purché, fintanto che…

Per esprimere una concessione: benché, quantunque, anche se, nonostante, sebbene, seppure, ancorché, malgrado, per quanto, ammesso che, concesso che, posto che….

E ADESSO... PROVATE UN PO' VOI!

Nel seguente paragrafo, le frasi anticipate da C vanno collegate a quelle precedenti per mezzo di connettivi, che potrai collocare all’inizio oppure più avanti. Se necessario, adatta la forma delle frasi.

Le macchine prodotte ed utilizzate nella prima rivoluzione industriale erano pesanti, ingombranti, costose ed alimentate da impianti per la produzione di energia-vapore non meno massicci. (C) Il loro impiego non era pensabile che in una fabbrica o in un laboratorio. (C) L’invenzione e la produzione di macchine per uso domestico rappresentò una rivoluzione nella rivoluzione, aprendo alla produzione industriale un mercato potenzialmente coincidente con l’insieme dei nuclei familiari e gettando le premesse per un radicale mutamento della qualità della vita, soprattutto delle donne. (C) Non dimentichiamo che tale processo, avviatosi nella seconda metà dell’Ottocento, è giunto a maturazione solo negli ultimi 30 o 40 anni con la diffusione capillare degli elettrodomestici.

Il seguente testo è stato trascritto eliminando i capoversi.

a) Dividere il testo in paragrafi e dare loro un titolo che ne sintetizzi il contenuto;
b) sottolineare i connettivi testuali;
c) trascriverli in un elenco e indicarne la funzione.

Si è detto […] che scrivere non è parlare. Vale la pena di soffermarsi su questa affermazione, che possiamo considerare come una premessa indispensabile a tutto quanto si dirà in seguito. Le differenze fondamentali fra le due modalità di comunicazione, dalle quali discendono a cascata tutte le altre, riguardano, da un lato, le forme espressive in cui esse prendono corpo materialmente, dall’altro, il contesto e i modi in cui si realizzano. Possiamo osservare, a questo proposito, che mentre il discorso orale si serve del canale uditivo, quello scritto utilizza il canale visivo; che la comunicazione orale ha un destinatario compresente, visibile e compartecipe, mentre la scrittura, che è una comunicazione differita, è elaborata in assenza del destinatario, così che viene a mancare la retroazione comunicativa dell'interlocutore; che il discorso orale, infine, è temporaneo, mentre quello scritto è permanente. Per quanto riguarda il primo aspetto, l’uso di diversi canali è alla base delle macroscopiche differenze che si registrano sul piano del materiale costitutivo dell’espressione, che è fonico-acustico da un lato, grafico dall’altro. Non si tratta, peraltro, di mere alternative formali, per cui ai suoni del parlato corrisponderebbero puntualmente i grafemi della scrittura, e alla prosodia orale i segni di punteggiatura. A parte il fatto ben noto che nella omologazione semplicistica dei due sistemi risiede la causa di molti errori di scrittura (pensiamo in particolare all’ortografia), ciò che sembra più importante rilevare è che nel discorso scritto manca una serie di elementi para-linguistici che sono invece fondamentali nella oralità: il ritmo, 1'intonazione, le pause, il particolare «fraseggio», il timbro vocale, l’intensità, i gesti e le posture, eccetera. Essi sono al servizio soprattutto dell'espressione degli stati d'animo del parlante, e legano il linguaggio al particolare momento e contesto del parlare. Priva di questi fattori, che possono essere sostituiti solo in parte dalla punteggiatura (alla quale vanno riconosciute, peraltro, altre e più specifiche funzioni), la scrittura deve svincolarsi perciò dal qui e ora, e assumere una distanza nel tempo e nello spazio rispetto ai contenuti affrontati. La diversa realizzazione sostanziale, insomma, concorre a determinare modi differenti di situarsi di fronte all'esperienza. Non meno dense di conseguenze sono le diversità sul piano delle modalità comunicative e del contesto. Nel parlato si possono osservare le reazioni dell'interlocutore e si tien conto degli stimoli verbali o gestuali che questi introduce nella conversazione, operando, in relazione a tutto ciò, rettifiche e spostamenti tematici. Chi scrive, invece, è privo di un feedback immediato da parte del destinatario. Deve perciò organizzare e controllare lo sviluppo del testo, prevenendone il fraintendimento attraverso procedure linguistiche e testuali che possano compensare l'assenza di interventi collaborativi, e governare da solo la costruzione tematica. Uno dei maggiori problemi di chi impara a scrivere sta proprio nel passaggio da un sistema di produzione linguistica (quello orale) supportato da un partner conversazionale, a un sistema che deve essere in grado di funzionare da solo, senza attendere sollecitazioni dall'esterno.

(M. Della Casa, Scrivere testi. Il processo, i problemi educativi, le tecniche, Firenze, La Nuova Italia, 1994, pp. 5-7)



LESSICO E STILE

Per stile intendiamo:
- Scelta e uso del lessico
- Registro adeguato


Vediamo ora un altro importante aspetto inerente alla trascrizione: il lessico, cioè la scelta delle parole.

Distinguiamo fra
- Lessico connotato: oltre a definire oggetti, persone, concetti, evoca, intorno ad essi, emozioni e
sensazioni. E’ molto usato nel parlato.
- Lessico neutro ovvero denotativo, cioè privo di coloriture emotive, che privilegia una
comunicazione neutra, volta più a trasmettere informazioni che a suggerire commenti.

Consigli per le scelte lessicali e di registro:
- Usare un registro preferibilmente formale (quello adottato nei libri di testo)
- Evitare l’uso di espressioni colloquiali tipiche del parlato
- Evitare frasi fatte e stereotipi linguistici
- Evitare ‘parole-ombrello’ generiche (cosa, faccenda)
- Eliminare le parole superflue e le ripetizioni (servirsi di sinonimi)
- Eliminare i giri di parole
- Limitare i termini stranieri se non sono indispensabili



CORRETTEZZA ORTOGRAFICA E MORFOSINTATTICA

Frasi e periodi devono essere sintatticamente corretti:

nelle frasi l’ordine delle parole è soggetto-verbo-complemento, il tema non è trascrizione del parlato!
es. L’ho vista ieri, la partita va corretto in Ieri ho visto la partita.

Attenzione alla coerenza dei tempi (si scrive al presente o al passato)

Attenzione alla saturazione dei periodi: troppi “che”, “e”, “come” sovraccaricano il discorso rendendolo poco naturale ed elegante

Attenzione ai congiuntivi

Attenzione all’ortografia

Attenzione alla punteggiatura

Servitevi dei connettivi testuali per legare ed evidenziare le relazioni fra ciò che enunciate

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